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News Ed Eventi / Per tutte le professioni

Più di 41.000 firme. Una sola voce. Un solo imperativo: la pace.

Il 22 maggio 2025, la Rete Sanitari per Gaza ha diffuso una lettera rivolta agli Ordini professionali sanitari italiani, già sottoscritta da oltre 41.000 operatori e operatrici della salute, per sollecitare una presa di posizione chiara, urgente e incondizionata.

Questa lettera è più di un appello: è un grido collettivo di coscienza. Gli operatori sanitari italiani, forti della loro etica e del loro impegno quotidiano a tutela della salute collettiva, denunciano con fermezza la distruzione sistematica del sistema sanitario nella Striscia di Gaza e l’utilizzo della fame come arma di guerra. Tali atti costituiscono una grave e reiterata violazione del diritto internazionale umanitario e dei principi fondanti delle nostre professioni.

Dal 2 marzo 2025, un blocco totale degli aiuti umanitari, accompagnato dalla ripresa indiscriminata dei bombardamenti, ha precipitato una crisi umanitaria già insostenibile in un abisso di disperazione. Gli ospedali, simbolo di cura e rifugio, sono divenuti bersagli. Le ambulanze vengono colpite. Più di 1400 operatori sanitari sono stati uccisi. Le strutture mediche, già precarie, sono ormai in gran parte distrutte o inaccessibili.

La guerra, che dovrebbe essere sempre l’ultima e più dolorosa delle ipotesi, si sta rivelando — ancora una volta — una macchina cieca e disumana che annienta ogni forma di speranza. Come ha scritto il filosofo Emmanuel Lévinas, “la pace è la condizione in cui il volto dell’altro non viene ignorato”. In questa guerra, invece, i volti vengono cancellati dal rumore delle esplosioni e dall’indifferenza del mondo.

Gli autori della lettera chiedono agli Ordini Professionali di uscire dal silenzio e di esercitare il proprio ruolo etico, sociale e politico. È tempo di assumere una posizione pubblica, di premere sulle istituzioni competenti e di sostenere con forza la richiesta di cessate il fuoco immediato, l’apertura di corridoi umanitari e il pieno rispetto delle convenzioni internazionali.

Restare in silenzio, di fronte a una tragedia umanitaria di queste proporzioni, è incompatibile con l’etica della cura. È un tradimento implicito del giuramento che ogni sanitario compie: quello di proteggere la vita, ovunque e comunque. Tacere significa diventare complici, seppur passivamente, della distruzione.

Guerra e medicina sono antitesi. Dove si costruisce la pace, si può guarire; dove si semina odio, anche la scienza della cura fallisce. Non possiamo accettare che la salute venga trasformata in un campo di battaglia. La nostra missione è l’opposto: è proteggere, accogliere, alleviare.

 Chiediamo con forza il cessate il fuoco. Chiediamo accesso immediato agli aiuti umanitari. Chiediamo il rispetto pieno e inderogabile del diritto internazionale.

️ Perché ogni vita conta. Perché la pace non è un’opinione: è una responsabilità collettiva.

 

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